sabato 8 maggio 2010

La fine dell’autorità scolastica, fra aggressioni e menefreghismo.

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Dagli ultimi avvenimenti di cronaca, apprendo che in una scuola della periferia di Napoli, un insegnante per dividere due bambini di dieci che stavano litigando, è stata aggredita da uno dei due, che gli ha addirittura rotto la milza.
Pensando su quanto accaduto, mi chiedo, com’è possibile che un bambino a dieci anni aggredisca una persona, tra l’altro sua maestra? Ciò mi fa riflettere molto sulle basi morali sulle quali il bambino è cresciuto. Provenendo da una famiglia per bene, a differenza di quanto si possa pensare visto il luogo dell’accaduto, cosa può aver procurato tanta ira in questo bambino da mandare all’ospedale la sua maestra? A questo punto mi vengono in mente due dubbi sui quali la nostra società dovrebbe interrogarsi: come è possibile che una maestra venga aggredita da un suo allievo? La nostra società è talmente priva dei valori fondamentali che servono per un “quieto vivere”?
Per quanto concerne il primo quesito, concordo il pensiero del Ministro dell’ Istruzione Gelmini, che in una intervista rilasciata ad una emittente televisiva, dichiarò che verrà il giorno in cui i professori e gli insegnanti non avranno più autorità nelle aule.
Come si deve evitare questo? Sembrerà strano, ma secondo me, tornare ai vecchi sistemi di insegnamento, che erano sicuramente molto rigidi ma efficaci, non è una cattiva idea. Bisogna ritornare alla scuola del rigore, dove l’insegnante è rispettato. Di conseguenza, visto che alla base di qualsiasi società moderna vi è l’istituzione scolastica, se la scuola continua ad assumere questo atteggiamento superficiale e al quanto menefreghista sulla formazione morale degli alunni, come potrà formarsi una società degna di questo nome? Le basi, i valori, le regole del “vivere insieme”devono servire da insegnamento ai giovani, perché loro saranno il nostro futuro, e se già dai primi anni assistiamo ad aggressioni a persone che,in talune circostanze, rappresentano lo stato, quale futuro può mai aspettarci?
Penso,allora, che le cause di questa “società fallita”, possano essere attribuite solo ad una grande istituzione:”lo stato!”. Lo Stato non è più in grado, a mio avviso, di controllare la società; può solamente porre rimedio, per mezzo della giustizia, ai fatti già compiuti, ma non riesce più a far evitare situazioni e circostanze sgradevoli, determinate dal comportamento scorretto di taluni soggetti.
Si avverte il bisogno, ora più che mai, della costante presenza sul territorio da parte dello Stato, che può essere rappresentato anche dalle forze dell’ordine (in minima parte), anche se così non è stato nella zona dove è avvenuto il misfatto, infatti lo sforzo maggiore deve essere compiuto dalla scuola che, tramite l’insegnamento e la propensione alla cultura, deve indirizzare i nuovi giovani cittadini al rispetto dei valori morali vigenti nelle “vere società”.

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